Il filtro anti particolato è un sistema introdotto a partire dal 2000 per diminuire l'inquinamento provocato dai motori diesel, in particolare la componente del PM10. Il brevetto appartiene al gruppo PSA (Citroen e Peugeot). Questo tipo di motori emette molto più particolato rispetto ai motori a benzina, soprattutto sei si tratta di motori vecchi (soprattutto euro1). Certo, va detto anche che i motori a benzina emettono valori infinitamente più alti per quanto riguarda altre sostanze tossiche (fenoli), ma non è questo l'argomento di questo post.
Le emissioni vengono filtrate con filtri appositi, che internamente sono pieni di canali microscopici dove avviene l'intrappolamento del PM10: periodicamente questo viene bruciato in modo automatico quando l'auto raggiunge una certa velocità per un certo numero di chilometri. Per permettere la combustione al diesel deve essere aggiunto l'ossido di cerio (detto anche cerina) che permette di fare avvenire la combustione del particolato a temperature più basse. La cerina è stoccata in un serbatoio a parte, che periodicamente va rifornito - ogni 80.000 km circa.
Quando la centralina rileva che il filtro è intasato, si accende una spia e il conducente deve tenere una certa velocità per un certo periodo di tempo, in modo da permettere il raggiungimento di una temperatura adeguata (450°C) e il completamento del ciclo di rigenerazione.
Esistono filtri che funzionano senza cerina, in acciaio inox, ma per funzionare necessitano di temperature maggiori (800°C).
Le velocità da raggiungere sono tra i 60 e i 90 km orari: nel caso in cui non si riesca a mantenere una velocità costante il processo va ripetuto.
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