L’aumento delle emissioni di anidride carbonica e di altre sostanze inquinanti legato allo sfruttamento delle fonti energetiche convenzionali costituite da combustibili fossili, assieme alla loro limitata disponibilità, ha creato una crescente attenzione per lo sfruttamento delle fonti energetiche “rinnovabili”, per la produzione di energia elettrica.
Accanto alla fonte idraulica, già ampiamente utilizzata in Italia, altre fonti rinnovabili si sono fatte strada negli anni più recenti.
Fra queste, il vento ha dimostrato di essere in grado di fornire un’integrazione significativa alle fonti tradizionali, soprattutto a livello locale, garantendo il soddisfacimento dei requisiti di economicità e allo stesso tempo il rispetto delle esigenze di tutela dell’ambiente nel quale si inseriscono gli impianti.
Non bisogna dimenticare che il problema fondamentale e di primario interesse rimane quello di ridimensionare i livelli di consumo di energia, ormai funzionali ad un sistema di vivere e di produrre in continua crescita. Nel contempo, tuttavia, non è neanche ammissibile che i paesi in via di sviluppo rinuncino a standard sociali che è giusto che siano perseguiti, ma che implicano, inevitabilmente, un aumento del consumo pro-capite di energia.
L’alternativa a questa situazione non può che essere il ricorso a fonti di energia “pulita”, cioè rinnovabile (biomasse, eolico, solare, geotermico), allo scopo di limitare il più possibile l’aumento della quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera.
Ovviamente, la scelta deve essere compiuta senza trascurare gli aspetti ambientali che l’adozione di tali tecnologie comporta. Sarebbe paradossale, infatti, se il ricorso a queste fonti determinasse, a livello anche locale, danni ambientali di altro genere.
Gli impianti di produzione di energia eolica, in particolare quelli costituiti da più aerogeneratori collegati alle reti elettriche (le cosiddette wind farm) hanno avuto, da anni ormai, applicazioni consistenti in particolare nel Nord Europa, in Germania e in Spagna.
Con l’evoluzione della tecnologia e con il crescere della dimensione delle turbine, si è avviato lo studio delle applicazioni in mare (offshore).
Le ragioni principali che hanno spinto le ricerche nel settore offshore sono:
- Scarsità, in alcuni Paesi, di siti adatti allo sfruttamento del vento a terra
- Velocità del vento più alte
- Venti più stabili in termini di frequenza temporale
- Rugosità superficiale minore, e quindi turbine più economiche
- Minore turbolenza: maggiore vita delle turbine
- Minore impatto sul paesaggio, rispetto ad un’installazione a terra
In Italia sono presenti numerosi fattori che condizionano negativamente lo sviluppo di tale settore (la scarsa ventosità media, la conformazione in gran parte montuosa del territorio, l’elevata densità abitativa e la diffusa presenza sul territorio di beni culturali e siti archeologici); tuttavia il settore sta subendo un periodo di crescita.
Accanto alla fonte idraulica, già ampiamente utilizzata in Italia, altre fonti rinnovabili si sono fatte strada negli anni più recenti.
Fra queste, il vento ha dimostrato di essere in grado di fornire un’integrazione significativa alle fonti tradizionali, soprattutto a livello locale, garantendo il soddisfacimento dei requisiti di economicità e allo stesso tempo il rispetto delle esigenze di tutela dell’ambiente nel quale si inseriscono gli impianti.
Non bisogna dimenticare che il problema fondamentale e di primario interesse rimane quello di ridimensionare i livelli di consumo di energia, ormai funzionali ad un sistema di vivere e di produrre in continua crescita. Nel contempo, tuttavia, non è neanche ammissibile che i paesi in via di sviluppo rinuncino a standard sociali che è giusto che siano perseguiti, ma che implicano, inevitabilmente, un aumento del consumo pro-capite di energia.
L’alternativa a questa situazione non può che essere il ricorso a fonti di energia “pulita”, cioè rinnovabile (biomasse, eolico, solare, geotermico), allo scopo di limitare il più possibile l’aumento della quantità di anidride carbonica immessa nell’atmosfera.
Ovviamente, la scelta deve essere compiuta senza trascurare gli aspetti ambientali che l’adozione di tali tecnologie comporta. Sarebbe paradossale, infatti, se il ricorso a queste fonti determinasse, a livello anche locale, danni ambientali di altro genere.
Gli impianti di produzione di energia eolica, in particolare quelli costituiti da più aerogeneratori collegati alle reti elettriche (le cosiddette wind farm) hanno avuto, da anni ormai, applicazioni consistenti in particolare nel Nord Europa, in Germania e in Spagna.
Con l’evoluzione della tecnologia e con il crescere della dimensione delle turbine, si è avviato lo studio delle applicazioni in mare (offshore).
Le ragioni principali che hanno spinto le ricerche nel settore offshore sono:
- Scarsità, in alcuni Paesi, di siti adatti allo sfruttamento del vento a terra
- Velocità del vento più alte
- Venti più stabili in termini di frequenza temporale
- Rugosità superficiale minore, e quindi turbine più economiche
- Minore turbolenza: maggiore vita delle turbine
- Minore impatto sul paesaggio, rispetto ad un’installazione a terra
In Italia sono presenti numerosi fattori che condizionano negativamente lo sviluppo di tale settore (la scarsa ventosità media, la conformazione in gran parte montuosa del territorio, l’elevata densità abitativa e la diffusa presenza sul territorio di beni culturali e siti archeologici); tuttavia il settore sta subendo un periodo di crescita.
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