L'impronta ecologica è uno strumento statistico, studiato per valutare l'impatto dei consumi sulla capacità di rinnovamento delle risorse.
Il concetto base è che ogni attività umana comporta consumi di risorse naturali quantificabili in termini di superficie (ettari, Ha); a seconda del tipo di consumo si farà riferimento ad un tipo di superficie piuttosto che ad un altro.
Confrontando l'impronta ecologica di un individuo (o di una regione, o di uno Stato) con la superficie disponibile pro-capite (cioè il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale) si può capire se il livello di consumi è sostenibile o meno. Per calcolarla si divide la risorsa consumata (in chili, Kg) con la capacità produttiva (Kg/Ha): il risultato è una superficie.
Può fornire interessanti indicazioni di massima con valore comparativo, ma il suo significato in termini assoluti è piuttosto irrealistico; come strumento gestionale il suo valore è limitato ed è stato sopravvalutato.
Tra i limiti più importanti:
- riduce tutti i valori a una misura di superficie
- stima in modo approssimativo il rendimento energetico
- non considera il consumo di risorse non rinnovabili
- non tiene conto in modo adeguato dello smaltimento di rifiuti poco degradabili
- l'inquinamento chimico non è considerato, ad eccezione delle emissioni di anidride carbonica
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